if I read a book and it makes
my whole body so cold
no fire can ever warm me,
I know that is poetry
emily dickinson
di nuovo. si è staccato di nuovo. non è caduto tra le fauci di behemot o nella tazza di karkadè ma ora non riesco a riattaccarlo sul muro, oltre la portata della nerogatto. la pelle ha perso il suo colore bruno rosato e vira verso un tenue grigio evanescente. troppo evanescente, temo che zorba il geco soffra d’inedia o risenta del freddo. l’unica fonte di calore della casa – oltre altre risate della piccolakrukka – è una stufa a gas color cioccolato in cucina, il cui potere calorico ha un raggio d’azione di un metro scarso. la sera, quando leggeva, ingeborg si aggrappava al tubo come un koala all’eucalipto.
altro che le anatre di central park: dove vanno in inverno lucertole, gechi, ramarri e orbettini? letargo, ibernazione, emigrazione, suicidio collettivo? forse ho sbagliato a dargli asilo politico, forse ho forzato il corso della natura. ma ora non posso abbandonarlo al suo destino, la nostra è una simbiosi: quest’estate non ho visto una sola zanzara, né mosche o ragni o falene. zorba il geco ha trascorso tutte le sere sul soffitto, in agguato presso la lampadina accesa, la lingua che saettava instancabile a carpire gli sventurati invertebrati che sconfinavano nella no-fly zone. a volte inghiottiva così tanti insetti da emettere piccoli rutti sommessi. allora, sbandando ubriaco, si ritirava sopra la cornice della porta e cadeva in un abbiocco profondo. perfino la piccolakrukka gli è affezionata, a ragione non ricambiata.
la sauna al karkadè è una terapia invasiva, presumo. raccolgo il sauro assiderato, lo tengo qualche minuto tra le mani, ascolto le pulsazioni irregolari del suo respiro contro il palmo della mia mano. zorba il geco non tenta di fuggire, inerte più che fiducioso. mi sfiora l’idea di una calda e dolce eutanasia nel microonde, modalità scongelamento. scelgo una delle molte scatolette di carta portatutecosekevuoi che la piccolakrukka ha confezionato e disseminato per la casa, vi ripongo la bestiolina e la poso sulla grata della stufa. magari si addormenta e lo sveglio a primavera. devo solo ricordarmi di dargli un’occhiata ogni tanto, che non si arrostisca.
behemot segue ogni mio gesto con affettata indifferenza. quando i suoi occhi sono socchiusi in quel modo, trama qualcosa. vedi di stare lontana, nerogatto. anzi, ora ti apro la finestra e vai a limonare un po’ con il tigrato frufru.