Manuel Calavera
DDM – Filiale n°974
Trieste, Italia
Oggetto: Ristrutturazione e organico Filiale
Ci duole comunicarLe che la Sua richiesta di trasferimento alla Terra dei Morti, mancando dei requisiti di merito necessari, è respinta. Il suo operato, valutato in base alle periodiche relazioni da Lei inviate al DDM, è fallimentare sotto tutti i punti di vista e il computo dei crediti indispensabili al compimento del Suo Servizio Sociale è rimasto pressoché invariato durante la Sua permanenza nel Mondo dei Vivi.
Si ritiene inoltre non fondato ogni appello per presunta incompatibilità ambientale: la delicata amministrazione del DDM non può essere esposta all’innata inettitudine di Agenti di Viaggio come Lei, incapaci di occuparsi perfino di una semplice Filiale terrena. Il caso Ingeborg dimostra come la gestione delle Anime Errate sia afflitta da problemi e disguidi imputabili solo alla Sua condotta.
Per tali motivi Le sarà affiancato un Rianimatore-Anestesista, allo scopo di coadiuvarLa nelle operazioni di smistamento delle Anime Errate di sua competenza. Ci auguriamo che il nuovo collega Le consenta di svolgere con maggiore efficienza le procedure – ingresso definitivo nella Terra dei Morti o reinserimento nel Mondo dei Vivi – relative ai soggetti da Lei trattati.
L’alloggio a Lei assegnato risulta quindi non più idoneo; pertanto la filiale n°974 sarà trasferita in altra sede, come da disposizioni successive.
Don Copal
Direttore di Dipartimento
un mese, ci ho messo. Un trasloco lento ma inesorabile come lo stillicidio di una stalattite. il ddm non ha badato a spese: un portone dal vetro scheggiato, 3 piani di scale consunte come i gradini di un santuario, un angusto corridoio ostruito da mensole, posacenere e seggiole per fumatori, un ballatoio ornato di piante aromatiche, aperto su un assurdo cortile. corde da bucato si tendono lente per decine di metri, dalla ringhiera all’altissimo muro di cinta antistante, screziato di edera, infiltrazioni e fenditure, oltre il quale oscillano le teste dei passanti sull’adiacente strada soprelevata. ai piedi del muro si accatastano basse rimesse fatiscenti, con le piccole porte rivestite internamente di gommapiuma e portauova, dove si aggirano loschi figuri lungocriniti e tintinnanti, recanti tetre insegne e lugubri foderi. dalla pavimentazione sconnessa del cortile emergono gramigna, sommacco, un acero giapponese, un fico enorme. al centro del cortile crepita un gruppo elettrogeno bicilindrico, una guzzi scrostata e priva di ruote.
non ho ancora finito di allestire, pulire ed ordinare l’appartamento. la porta della camera misteriosa è sempre rimasta chiusa a chiave ma talvolta, oltre il vetro smerigliato, mi sembra di scorgere un’ombra. l’oscuro rianimatore-anestetista non si è ancora palesato.
la nerogatto trascorre il suo tempo miagolando con la testa infilata nella balaustra. al di sotto, come all’angelus in piazza sanpietro, una quarantina di gatti la fissano in silenzio.