there are a lot of spirits in me.
manuel calavera
la porta è sempre chiusa e non ho ancora incontrato l’anestesista-rianimatore, il misterioso ed inquietante collaboratore. collabora a che cosa, mi chiedo, non l’ho mai visto. i nostri tanatoritmi oscillano su piani sghembi. non è barricato nella sua stanza, questo è certo, lo noto da piccoli dettagli: lievi spostamenti di oggetti, un bulbo di giacinti in fiore invasato in un grancru, una scorza di parmigiano sul tavolo.
l’anestesista-rianimatore ama i coltelli.
ne possiede uno, lama breve e larga, manico grave e bilanciato, che trovo nei posti più impensati, senza alcuna ragione evidente. nel lavandino, nel barattolo dello zuccherodicanna, sopra una sedia, tra le pagine di un libro. in cucina è comparsa una scatola piatta di legno chiaro, contenente un’assortimento di coltelli identici. di maniago, eh.
l’anestesista-rianimatore ama le arance.
ne avevo colmato una cesta, sono state decimate. ora lunghi trucioli e perfette spirali arancioni pendono in cucina, oscillando al minimo movimento d’aria, con grande gioia della nerogatto, che salta per ghermirli. nell’aria si addensa il profumo di zagara e giacinto.
l’anestesista-rianimatore ama i liquori.
li stiva nel frigo: al mirtillo, al limone, alla liquirizia, alla nespola, al mirto, amaro di don dome’, rum al miele. ma non li beve, li raffredda.
l’anestesista-rianimatore ha una mercedes, a giudicare dal portachiavi che talvolta compare sul tavolo. a me il ddm non ha dato nemmeno una bicicletta. forse è suo, il modello rom parcheggiato davanti al portone.
so quando l’anestesista-rianimatore è in casa. un’ombra fugace dietro il vetro smerigliato, passi scricchiolanti, il mio rivelatore di presenza: behemot rizza il pelo e soffia ostile verso la porta misteriosa, prima di attraversare lesta il parquet antistante. nell’altra casa la nerogatto si addormentava ovunque, ora attende con pazienza che mi corichi per poi acciambellarsi sulla coperta, tra le mie gambe. a volte di pazienza ne ha davvero poca. ieri sera, esausta, si è trascinata da sola nella mia camera. notando che non l’avevo seguita, ha cominciato a lamentarsi sommessamente, un miagolio crescente che presto si è aperto in un urlo.