codamozza

vado in cucina a bere un bicchiere d’acqua per trovare sollievo in questa giornata afosa. ho appena riposto il bicchiere sullo scolapiatti che sussulto per un improvviso e lieve tocco sulla spalla destra. merda, penso, il geco. era da un po’ che non lo vedevo. mi volto lentamente, sull’orlo di una crisi isterica, fino a scorgere con la coda dell’occhio un piccolo grumo di penne e piume. il grumo mi osserva interessato, muovendo il capino a scatti, aggrappato alla maglietta con le sue zampette e aiutandosi con brevi frulli d’ala per mantenere l’equilibrio. nonostante i miei movimenti non ha alcuna intenzione di andarsene e salta dalla mia spalla alla nuca, aggrovigliandosi nei miei capelli lunghi.
mi avvicino lentamente alla porta per chiuderla prima che behemot decida di indagare sulla mia assenza. chiusa. l’ospite è sempre sulla spalla e ogni tanto mi urla un ciiip nell’orecchio. sembra contento della novità. mi accorgo che la mia cautela nel muovermi è superflua e con disinvoltura apro la credenza, prendo il sacco dei biscotti e ne sbriciolo uno sul davanzale della finestra. il passero non fa una piega. raccolgo alcune briciole nel cavo della mano, le avvicino al suo becco e l’uccellino comincia a ingozzarsi senza abbandonare la presa sulla maglietta.
stendo il braccio e lo abbasso verso il davanzale, tentando di guidare il passero verso le altre briciole: non mi sento a mio agio come trespolo e temo una veloce digestione. il fagottino di penne sembra capire ma poi ritorna a piccoli balzi sulla mia spalla e mi urla un altro stridulo ciiip nell’orecchio. sembra quasi che stia ridendo.
rassegnato, raccolgo altre briciole e il passero ricomincia a mangiare di gusto. nel frattempo prendo una ciotolina dal lavello, la riempio di acqua e la porgo all’uccellino che si disseta a piccoli sorsi. ci prende gusto e ripetutamente immerge il capino per poi spruzzarmi il viso mentre si scrolla per liberarsi dell’acqua con movimenti veloci. se me lo chiedeva, aggiungevo lo shampoo.
ad un tratto spicca il volo e si posa sui fili del bucato dell’edificio di fronte. istintivamente mi affaccio ed emetto piccoli fischi nel tentativo di imitare un amichevole cinguettio. è probabile che io assomigli più ad una poiana che ad un passero ma l’uccellino si lancia verso di me, resta sospeso una frazione di secondo come un colibrì e poi si appoggia nuovamente sulla mia spalla. sono impietrito dallo stupore. gli porgo altre briciole, lo disseto ancora. ha una coda piuttosto corta ma non sono in grado di capire se è un esemplare molto giovane o se le penne sono spezzate. con la mano riesco perfino ad accarezzarlo. poi il passero vola fuori dalla finestra e il gioco si ripete ancora un paio di volte, finché non vola via oltre i tetti.
io rimango zuppo di una strana felicità.

immagino i vostri sorrisi ironici. non sono andato in cucina a bere uliveto: era acqua di spina, come dicono a trieste. e nonostante gatti, gechi e passeri non credo di essere un sanfrancesco.
d’altraparte nemmeno io crederei ad un storia simile, se me la raccontassero.

16 thoughts on “codamozza

  1. Io ci credo.

    (dovresti imparare ad amare anche i gechi; protano fortuna e si mangiano tutte le zanzare dei dintorni :-* )

  2. Sei fortunato… L’altra sera entrando in camera da letto ho trovato un pipistrello che penzolava dalla tenda… E Botolo (il mio gatto nullafacente) non ha fatto una piega… Anzi, guardava perplesso me che, in preda al panico più totale, tentavo invano di rinchiudermi nell’armadio…

  3. una volta sono stato 80 minuti 80 avvolto nelle tende di un salotto con le finestre aperta, mentre un pipistrello percorreva il perimetro delle pareti alla velocità di un caccia.

    mai più.

  4. Io credo all’uccellino batticoda:

    che ci porti il buon anno.

    Scorre liscio sull’umido tappeto

    di bruni nuschi, alla soglia del mare,

    sosta un tratto a beccare, e poi di nuovo,

    scivola via come una spola, vola,

    sparisce in cielo. Neppur ci ha guardati.

    Ma è bello, affusolato, grigio e bianco:

    porta, certo, il buon anno.

    [uno scherzo della memoria, mi scusi]

  5. L’altro giorno, qualche ora dopo aver letto questo tuo post, vado in bagno a bere, mi chino verso il rubinetto ed ecco che qualcosa di freddo mi scorre sul collo: faccio un salto di tre metri, e poi mi accorgo che era la lampo d’una maglia che avevo sulle spalle. Abito a Roma, ma sono certo che il vaffa a te indirizzato sia giunto fin dalle tue parti.

    Stilista

  6. Lo credo bene.

    Una curiosità: conosco benissimo il mio amato Baglioni, ma non capisco a che proposito potrebbe essere qui citato (forse per il sanfrancesco?).

    O c’è un refuso, e allora volevi scrivere:

    “chi cita baglioni verrà bennato”

    in fondo ‘de gustibus non est sputacchiandum’

    Stilista

  7. E’ facile, così inizia una delle canzoni più tristi di Baglioni. Oddio, sono tutte tristi. Vabbè, una delle tutte.

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