halley, ma non la cometa

la cina affina le sue strategie commerciali aggressive, invadendo i mercati mondiali con imitazioni quasi perfette degli status symbol occidentali.
dopo le grandi firme dell’abbigliamento e dell’accessorio, i cinesi sono giunti a realizzare le prime harley davidson. in evidenza il prezzo: solo 1000 euro. tuttavia, ad un esame più attento e oltre i dettagli stilistici, emergono le differenze.
la moto cinese è bicilindrica come la gemella americana ma in realtà solo un cilindro è funzionante e dotato di pistone. in quello vuoto è possibile però alloggiare comodamente due bottiglie di birra da 66 cc; la cilindrata non supera quella di un grosso scooter, ossia 150 o 250 cc, e la harley made in cina sviluppa una velocità massima pari soltanto a 90 km/h. in compenso i consumi sono bassi e con un litro di salsa di soia la moto asiatica può percorrere fino a 25 km.
differente è anche la trasmissione, che non è assicurata da una cinghia come l’originale ma con una catena, la stessa alla quale era legato l’operaio cinese liberato per una pausa thè solo dopo aver terminato di costruire questo gioiello della meccanica.
per non parlare del suono del motore: al posto del celebre ruggito la harley cinese emette una caratteristica nota di scoreggina bitonale, la stessa che vi coglie dopo una lauta cena con pollomandole. se siete disposti a spendere un euro in più, è disponibile un intero mazzo di carte da poker e potrete alloggiare una carta tra il parafango e la ruota posteriori per produrre un rumore più soddisfacente. con 100 euro, invece, viene fornito un bambino tibetano di otto anni da alloggiare dietro il guidatore, in grado di imitare alla perfezione – secondo le tecniche del canto difonico – il famoso rombo delle moto americane.
i cinesi sono stati abili nel dimezzare il peso del veicolo: 160 kg contro i quasi 300 della made in usa. il segreto è nei materiali: tutto è realizzato a partire dalla pianta del riso. le cromature sono frutto di un’avanzata ricerca tecnologica che, dopo 7 anni di studi, ha prodotto un particolare metodo di tostatura del chicco di riso per ottenere il caratteristico colore.

i prossimi obiettivi dell’industria cinese saranno:

  • breil: realizzato in purissimo bambù e colorato in acciaio, argento ed oro secondo le esigenze del cliente, segnala l’ora in base alla tradizione cinese e ai principi della cronopuntura, dividendo il giorno in dodici periodi di due ore ciascuno. bagnando il vetro appariranno sul quadrante conturbanti donnine nude.
  • nokia: l’annuncio ha fatto tremare il colosso finlandese: superando con successo i test più severi, i primi prototipi cinesi sembrano infatti funzionare senza alcun inconveniente perfino a distanza di un anno.
  • gioielli: esponendo i germogli di soia a temperature e pressioni elevatissime, i chimici cinesi sono riusciti ad ottenere gemme indistinguibili dalle vere pietre preziose anche all’occhio più esperto, con il vantaggio di essere lavorabili con semplici stampini. le qualità di lucentezza e brillantezza possono essere ripristinate ogni giorno, esponendo i gioielli a fonti di luce anche artificiali per circa un’ora.

il gruppo fiat tira un sospiro di sollievo: alla domanda sull’eventuale intenzione di clonare le pregevoli auto italiane, i vertici dell’industria automobilistica cinese sono scoppiati a ridere senza ritegno.

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