gesù di великий устюг

i never believed in santa claus
because i knew no white dude
would come into my
neighborhood after dark
dick gregory

ingeborg si è fatta viva – per così dire – con una mail di auguri per il 2006. mi ha scritto traslitterando in cirillico ogni singolo carattere, così leggo lentamente e saporo le parole, scrive la piccola sadica. il sospetto mi ha colto soltanto all’undicesimo vocabolo che cercavo inutilmente sul dizionario online. naturalmente, nel momento in cui ho cercato un sito per la traslitterazione automatica, il server mi ha salutato ed è partito per la settimana bianca.
rassegnato, ho preparato una pentola di the, prima di cimentarmi nel crittogramma. le parole si riconoscono al volo, direte voi, che cosa ci vuole? e poi il contesto aiuta. giusto, se la piccolakrukka scrivesse in italiano: non solo le parole sono storpiate o menomate ma devo pure improvvisarmi filologo per portarle alla luce, sepolte sotto i detriti dei calchi dal tedesco.
con molta fatica, ingeborg ha chiesto e ottenuto di festeggiare il natale. immagino che il povero boris, morto in piena era sovietica, non comprendesse le insistenze della piccola tarma e anche se avesse avuto una vaga idea della festività cristiana, la collocava sicuramente il 7 gennaio. comunque lo sciagurato è stato precettato, al punto da impersonare дед мороз, con grande gioia della piccolakrukka che si è travestita da снегурочка.
hanno fatto perfino lo ёлка, a modo loro: le palle sono sostituite dalle писанки, mentre un foulard rosso e una stola di pelliccia avvolgono i rami come festoni. sulla punta dell’abete non potevano mancare la falce e il martello incrociati.
il presepe è un capolavoro autarchico. nella piccola изба, scaldata dall’asino e dall’orso siberiano, una матрёшка logora ed incrinata, appoggiata ad un fuscello, attende il grande evento in compagnia di una delicata матрёшка velata d’azzurro – nella cui cavità è celata un’altra minuscola матрёшка. una coppia di матрёшки celesti con piccole alucce di carta sono impiccate nelle vicinanze. frondosi alberi di lichene, morbidi pascoli e dolci colline in muschio circondano la telescopica famiglia. ingeborg ha coinvolto boris in rischiose missioni, chino sui vialetti ghiacciati del парк имени горького alla ricerca del muschio sotto la coltre di neve ghiacciata, col pericolo di perdere le dita sotto le lame dei pattini dei piccoli criminali che sfrecciavano a pochi centimetri. i moscoviti si staranno ancora chiedendo quale strano fenomeno abbia colpito i tronchi delle betulle cittadine, incisi e graffiati sul lato esposto a sud-est.
un vero presepe lo si riconosce subito, nonostante la massiccia presenza di матрёшки. l’immancabile pastore con cappello a cono e il gregge di renne siberiane ricoperte di cotone, l’oste che distilla la vodka clandestina, le piccole матрёшки che pattinano sullo stagno ghiacciato, il pescatore di storioni, la badante, l’allevatore di zibellini, la venditrice di cetrioli, il suonatore di балалайка, il cosacco a cavallo, il coltivatore di insalata russa.
i tre maghi, матрёшки con turbante, sono già in cammino guidati dalla stella rossa sul tetto dell’изба. cometa priva di coda ma portatrice di grande speranze per l’umanità, ha precisato boris. la sua mano è ben visibile anche nelle uniche eccezioni alle матрёшки: il soldatino dell’armata russa, il minatore, il cosmonauta, l’operaio metalmeccanico, stalin il piccolo padre, l’agente del kgb,  l’icona di хрущёв, la лада, il puffo comunista, l’ingegnere, il compagno lenin. tutti con il pugno sinistro levato al cielo.

lontano, all’orizzonte, naviga minaccioso un sommergibile nucleare.

дед мороз (ded moroz): nonnogelo, il babbonatale russo. dopo la rivoluzione bolscevica fu deportato nel villaggio di великий устюг (velikij ustjug), 500 km a nord di mosca. stalin lo riabilitò nel ’48, concedendogli un giorno di libertà all’anno. il 7 gennaio, natale ortodosso? neanche per sogno. il 25 dicembre, nemmeno a parlarne. allora a capodanno? si, ma non quello ortodosso del 13 gennaio. un casino. nonnogelo porta i regali ai bambini, mentre i loro genitori fissano in tv l’orologio del cremlino che batte la mezzanotte
снегурочка (sneguročka): nonnogelo – che è vecchio ma non rincoglionito – si fa accompagnare da fiocchetto di neve, una gnocca appena uscita dall’adolescenza
новогодняя ёлка (novogodnjaja ёlka): abete di capodanno, il cugino sovietico dell’albero di natale
писанки (pisanki): uova di legno dipinte, con motivi geometrici, floreali o siderurgici. il fatto che siano pasquali è un dettaglio marginale, per la piccolakrukka
изба (izba): monolocale rurale in legno, delizioso tetto di paglia o legno, termoautonomo, grande e pittoresca stufa centrale, solo per amanti tranquillità. da non confondersi con la дача (dača), villino fighetto – presso laghi e fiumi all’interno di fitte foreste – dove il russo con ambizioni di milanese trascorre i giorni di vacanza
матрёшка (matrёška): la famosa, irritante statuetta in legno dipinto – al cui interno sono contenuti 7 cloni – raffigurante una presunta contadina russa dalle gotine rosse e dall’espressione idiota. souvenir inventato alla fine dell’ottocento, finto quanto un gondoliere in divisa che canta ‘o sole mio
парк имени горького (park imeni gor´kogo): a noi noto come gorky park. si pregano tutti coloro che hanno fatto scattare l’accendino, intonando wind of change degli scorpions, di non tornare più in questo blog
балалайка (balalajka): liuto ideato da un’ingegnere aerospaziale
никита сергеевич хрущёв (nikita sergeevič khruščёv): l’uomo che durante una seduta dell’onu si tolse una scarpa e cominciò a martellare il banco
лада (lada): leggendaria automobile in legno di betulla e ghisa, prodotta dalla автоваз (avtovaz o vaz). nel ’68 gli ingegneri progettisti – inviati in delegazione in italia – chiesero asilo politico e furono assunti dalla fiat. due piani quinquennali, e nacque la fiat duna

14 thoughts on “gesù di великий устюг

  1. ci metterò due giorni a leggerlo. meno male che hai messo la spiegazione dei termini…

    deve essere russo. e se non è russo ci assomiglia

  2. la mia passione per i caratteri cirillici l’ho espressa di già, sono come esercizi di calligrafia, e hanno ritmo e suono.

    Il piano quinquennale della Duna è degno del miglior Cuore.

  3. A quattordici anni il mio diario segreto lo scrivevo in caratteri cirillici, sospettando che mia madre, i miei fratelli e fors’anche la nonna, di tanto in tanto, lo leggessero.Avevo paranoie degne di un perseguitato dal KGB, mi rendo conto ora.

  4. Il Divino mi ispirò un dubbio, e controllai. Mi preparo al seppuku per lavare l’onta dell’errore. E meno male che non è più alle nuove acquisizioni, lei…

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