shock the cat

sono seduto tra le pietre della basilica romana e mi sto dedicando ai gatti di sangiusto. behemot conosce il gioco e difatti si mantiene a debita distanza.
in che cosa consiste lo shockthecat? gli ingredienti sono:

  • aria: secca, molto secca
  • gatti: ignari e fiduciosi

trieste presenta molto spesso entrambi i requisiti: la bora bianca asciuga l’aria che è un piacere e la fiducia felina è irrimediabilmente drogata dalle premurose gattare. in fondo, ripristino la sana, naturale diffidenza dei gatti per il loro stesso bene. è uno sporco lavoro ma qualcuno deve pur farlo. e poi, così ho l’illusione di rimanere a galla nella noia in cui sto affogando.
la procedura da seguire è semplice ma l’animale è monodose:

  • richiamare l’attenzione del gatto con piccoli e rapidi schiocchi di lingua.
  • sfregare con vigore il palmo della mano sul tessuto che ricopre le vostre cosce per aumentare la carica elettrostatica
  • apporre con delicatezza la mano sul dorso della vittima
  • al semplice contatto, i gatti esploderanno in aria come tappi di spumante, tracciando una sonora scia di miagolii, soffi e sibili. per ottenere incredibili altezze, meravigliosi volteggi e altri pirotecnici effetti sfiorare preferibilmente la testa o la coda.
  • attendere qualche minuto in attesa della ricarica e cercare un’altra obiettivo

bisogna solo fare attenzione a non stare sulla traiettoria del felino che, una volta a terra, si blocca per un istante e poi si lancia come un proiettile in una direzione a caso.
assorto nel mio sadico passatempo – sono sicuro che quello tigrato ha fatto le scintille – non la noto subito. mentre osservo distrattamente un battaglione di turisti in ordine sparso tra le rovine, lentamente metto a fuoco un particolare tra i tanti, come se passassi dall’oscurità alla luce accecante e l’occhio andasse abituato.
la nota stonata è lei, una bambina sottile con due trecce color miele. saltella su una gamba sola, le braccia levate sopra la testa, fra i turisti indifferenti. ride divertita di quei signori che giocano con lei e fingono che sia invisibile.
la bambina è davvero invisibile. agli uomini, se non altro. behemot la guarda con attenzione e scuote nervosamente la coda.
la chiamo, nella lingua dei morti. si volta verso di me e si avvicina sorridendo. non si rende conto che le mie parole appartengono ad una lingua che non conosceva ma che ora comprende. le tendo la mano, lei la afferra con naturalezza.
ci avviamo verso le scale che scendono dalla collina. la bambina mi stringe la mano – da quanto tempo era sola? – e intona una canzone che riecheggia dolce tra le case della cittavecchia. una lingua che non riconosco con certezza, forse tedesco. la nerogatto, turbata, ci segue da lontano.

4 thoughts on “shock the cat

  1. Bellissimo post, Manuel. Mi immagino anche un ghigno sarcastico di Behemot mentre i gatti scintillano impazziti.

    Gurb

  2. perché dici che non succede mai nulla, a G.? oggi per esempio mi si è spezzata un’unghia.

    bene, bene, c’è il seguito della piccolakrukka 🙂

    miru

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