work like an egyptian

mi sono liberato delle macerie che ostruivano l’ingresso della tana. in un solo giorno ho smaltito una quantità di spazzatura sufficiente alla realizzazione di una bidonville con vista su nairobi. hanno segnalato i primi tumulti ad aversa, ma l’allarme è rientrato.
non riesco ad immaginare la vita delle persone che hanno vissuto qui prima di me. probabilmente vi abitava anche un cane: ho riempito di peli due sacchetti dell’aspirapolvere. lo stesso cane – evidentemente trascorreva troppe ore in solitudine – si rifaceva i denti e l’affetto sul pannello in legno dell’attaccapanni nel corridoio, ricavandone frange di mezzo metro. o forse non c’era nessun animale e il padrone di casa, colto da un raptus, ha depilato un ettaro di moquettes nera e ha divorato cinque chili di legno.
tralasciando l’elenco di divani, comodini, stoviglie e oggetti vari che ho scartato perché sporchi, logori o distrutti sono degni di menzione:

  • ferri da stiro: non è tanto il numero (6!) a colpire, quanto il dettaglio che sono in ghisa e dispongono di una cavità dove porre il carbone per scaldarli; peso stimato al pezzo, una decina di chili.
  • macinacaffè a mano: l’ho tenuto come soprammobile; mi sfugge la ragione del cassettino riempito di sassolini (o sono calcoli renali?).
  • macinapepe: bellissimo, in bronzo e decorato a sbalzo, alto una quarantina di cm; il rumore fa inspiegabilmente impazzire il nerogatto.
  • lavatrice a mano: una sorta di dirigibile di plastica rosa fissato ad un telaio con due perni non in asse e dotato di manovella; inizialmente l’ho scambiata per un’urna dei numeri del lotto o della tombola.

la notevole biblioteca personale consisteva in memoires de fanny hill, femme de plaisir (avec des documents sur la vie à londres au XVIII siècle et notamment la vie galante d’après les sérails de londres) di cleland john – paris, bibliothèque des curieux, 1938, pp. 268, con ben 6 tavole fuori testo tratte dalle incisioni di hogarth, collezione "les maitres de l’amour". un classico.
sfiancato dalle centinaia di scalini e dai pesi immani trascinati, ho tentato di vendere un’orribile credenza celestina nella speranza che la venissero a ritirare. l’antiquario interpellato, osservando la foto che avevo scattato, mi ha risposto che era spiacente ma trattava il liberty fino agli anni ’20 e non degli anni ’30. non ho idea di come facesse a sapere che la credenza è stata costruita dopo il 1929 ma mi sono rassegnato, l’ho smembrata e l’ho buttata.
tuttavia, nulla mi irritava quanto l’atteggiamento del nerogatto. non pretendevo che mi aiutasse ma poteva almeno avere il tatto di non farsi vedere. e invece ha passato tutto il tempo sul davanzale della finestra, ad osservarmi impassibile come un faraone mentre faticavo e bestemmiavo, seguendomi con lo sguardo finché poteva ma senza muoversi di un solo centimetro. lo odiavo. ogni tanto davo una bella macinata e il nerogatto spariva.