trito tricolore

invece di crollo, possiamo
scrivere leggera flessione?
mirumir

lo squillo, insistente, risuona attutito. tendo l’orecchio e mi sposto da una stanza all’altra, alla ricerca del telefono. infine lo trovo, sotto la pancia della nerogatto. sdraiata sul divano, si guarda attorno contrariata, con l’aria di cercare la fonte del suono irritante. hallo hallo, ciao ciao! per la gioia stringo il telefono e lo premo contro l’orecchio, nonostante le strilla assordanti della piccolakrukka. mi urla un wiegehtsdir e senza attendere la mia risposta starnazza: ho orologio, orologio nuovo di polso, è un racheta, mi ha regalato boris! che ore sono, la interrompo. silenzio. è un racheta, un regalo di boris! sì, ma che ore sono? insisto, bastardo. una pausa ancora più lunga. le ottomezza sono le ottomezza, grida eccitata come fosse un evento eccezionale. e in effetti lo è, visto che qui sono le 14.30 e lì, presumo, le 16.30.
lasciamo perdere. in sottofondo, una voce maschile si lamenta. chi c’è con te, boris? chiedo. sì, boris, boris che regala orologi e canta эй, ухнем! risponde ingeborg. beve molto e canta molto in questi giorni, è tutto mielenso, spiega.
zoom inieri sera, invece, boris non era così triste e ha portato la piccolakrukka a mangiare italiano, alla траттория у красных ворот. bella idea, come mai non gli è venuto in mente prima? commento. meglio così, borbotta ingeborg. ma la serata non è finita lì. dopo cena si sono recati in un posto alla moda, ma così alla moda che tutti portavano il vokuhila. erano per caso laminati in jeans, con mocassini neri e calzini bianchi? indago. no, solo il vokuhila, il resto normale, precisa la piccolakrukka. non voglio approfondire il suo concetto di normalità. il locale era davvero bizzarro. secondo il suo racconto, all’improvviso – forse ad un segnale convenuto – gli avventori al banco indossavano un casco e i barmen salivano sul bancone, correndo dall’uno all’altro per servire un intruglio. i clienti svuotavano il bicchiere in un colpo solo e i baristi tiravano loro una mazzata sulla testa. non sto più nella bara, non vedo l’ora che questa novità arrivi in italia.
stamane la piccolakrukka ha accompagnato alla stazione ferroviaria boris, che necessitava di un biglietto. dopo aver atteso pazientemente in fila il loro turno, sono stati informati che i biglietti per la località desiderata erano terminati. non tutti, solo quelli assegnati a quello sportello. ma le altre девушки non possono dare i biglietti avanzati? ha protestato ingeborg. che domande, si cambia sportello, no? ha replicato boris.
strano. la serata di festa, il treno… hanno tutta l’aria di essere i preparativi per un viaggio, non una semplice gita. un ritorno nel mondo dei vivi? la piccolakrukka torna qui? il ddm la smista altrove? lei non sa o non vuole spiegare. al ddm si limitano ad un laconico pratica in corso.

ракета (raketa): è la marca più nota di orologi russi destinati ad uso civile, nonostante il nome significhi razzo. la produzione iniziò nel 1932 a petrodvorec, vicino a pietroburgo, in una fabbrica fondata nel 1701 dallo zar pietroilgrande per la lavorazione di pietre preziose. alla fine degli anni ’80 furono importati ufficialmente anche in italia, pubblicizzati come paketa – un nome, un programma. fallita nel 1995, di recente la raketa ha ripreso la produzione ma solo per rifilare paketiglia a turisti nostalgici. famosi erano i modelli 24ore ideati per minatori, esploratori polari, anglosassoni, discotecari a ibiza e altri personaggi che altrimenti non saprebbero distinguere tra il giorno e la notte. finezza superflua: l’assenza di guarnizione favorisce l’accumulo di condensa all’interno del vetro – rendendo illeggibile l’ora – anche solo in presenza di un rubinetto aperto nella stanza accanto
эй, ухнем! (èj, ukhnem!): ho, issa!, nota anche come canzone del battelliere del volga, narra le eroiche gesta di questi uomini che lottano contro il possente fiume e i nefasti effetti dell’alcol, remando controcorrente per trasportare le merci, come storioni verso un utopico luogo di riproduzione. il testo è una sequela di intercalari belluini e versi di incitamento come oh, issa! forza, dai! yo heave ho! remate, manica di scansafatiche e buonianulla! usate quella schiena, smidollati! forza, con quei remi! raffinato il gioco di parole tra voda (acqua) e vodka, toccante il lirismo dei versi:
mentre voghiamo
cantiamo al sole una canzone
e tu, volga, fiume madre,
scorri ampio e profondo.

траттория у красных ворот (trattorija u krasnykh vorot): trattoria alla porta rossa – o bella, fate un salto e verificate il colore. la piaga dei locali tipici italiani si è diffusa anche nella federazione russa. una volta entrati, sarete accolti da un losco figuro con capelli e baffoni neri, occhi scuri e carnagione olivastra. inutile rivolgergli la parola in italiano, è georgiano. solitamente porta una maglietta a righe orizzontali bianche e rosse, i pantaloni di una tuta, stivali in cuoio e un cappello di paglia o a visiera con il logo di italia90. sui tavoli l’inevitabile tovaglia a quadretti bianchi e rossi, alle pareti sono appese vedute di napoli, venezia, firenze, roma e rozzano, dove il gestore ha vissuto e lavorato per tre anni. fanno bella mostra di sé anche maschere di pulcinella, reti da pesca, modellini di gondole e trulli, i poster di tutte le serietv della piovra, una maglietta della roma autografata da landofiorini, un remo da gondoliere, il guanto di clayregazzoni firmato da raffaellacarrà. il menù – in cirillico – è la mera traslitterazione dall’italiano, scremato dalle doppie consonanti. si esordisce con spageti, tal’iatele o lasan’e, mentre il condimento può essere italia (un trito tricolore: ufficialmente pomodoro, mocarela e baziliko ma in realtà paprika, formaggino e finocchietto), bologna (ketchup e carne) o pesto (crema di cavolo e finocchietto). spaghetti e tagliatelle sono rigorosamente spezzati per venire incontro alla scarsa maestria dei russi nell’usare la forchetta a fini avvolgenti, anche a causa dell’alto grado di coesione della pasta. immancabile la piza margerita, che si avvale del solito italia. tra i secondi piatti polpete kon sugo, dalle quali si evince la fattura del bologna, ottenuto mediante sbriciolamento delle stesse. il menù prevede anche kotoleta milano, la cui dorata impanatura la rende croccante come il mandorlato o morbida come una polentina, a seconda dell’imprevedibile reazione chimica scaturita dalla frittura. il contorno spazia dalle patatine fritte al cavolocappuccio, dalle patate lesse al cavolo lessato. al limite, si può ordinare un risoto fungi, previsto solo come contorno, in cui la fisionomia del chicco di riso è trasfigurata secondo le speculazioni mnemotemporali di dalì. il dessert cede, e forse è una fortuna, alla pesante tradizione russa. vi verrà offerto con orgoglio un kafè espreso, anche koreto vodka; la presenza di una macchina identica a quella dei bar italiani vi rassicurerà ma qualcosa, nelle materie prime o nella loro elaborazione, andrà storto. rimpiangerete l’orzoro
vokuhila (vorne kurz hinten lang): davanti corto dietro lungo, era il taglio di capelli in auge presso gli afrikakorps, affascinati dalla raffinata eleganza delle iene. difatti il comandante rommel era noto come la iena e non la volpe del deserto ma si sa, la storia la scrivono i vincitori. l’ultimo grido nei paesi germanofoni da circa 50 anni, senza interruzioni, imperversa anche in altre aree del pianeta seguendo imprevedibili ondate cicliche a cui molti studiosi hanno tentato di applicare invano i modelli matematici della teoria delle catastrofi. il fenomeno ha carattere endemico nei paesi dell’est europa ma trova terreno fertile sui crani ambosessi di nord europa, russia, italia, usa e giappone
девушка (devuška): ragazza, ossia qualunque essere umano di sesso femminile in grado di respirare. la rivoluzione d’ottobre, infatti, aveva abolito la parola госпожа (gospoža, signora), di accezione borghese, per sostituirla con гражданка (graždanka, cittadina) e товарищ (tovarišč, compagna), che col tempo assunsero una connotazione rispettivamente burocratica e partitica, creando un ridicolo vuoto lessicale. dopo il crollo del comunismo, anche i due termini sovietici sono diventati tabù ma finora la lacuna non è stata colmata – il termine signora ancora adesso è rivolto solo alle straniere

28 thoughts on “trito tricolore

  1. Uhm… novità? Si fa nelle Cicladi dal 1982, lo slammer. Il giorno che approderà in Italia non vorrò esserci. Ummaro’.

  2. il fatto che quella cosa lì che -lo apprendo ora- è chiamata slammer non sia ancora sbarcata in italia, è da leggere come unico auspicio favorevole per il futuro della nazione.

    ma siamo poi sicuri che non sia sbarcata?

  3. se i traumi subiti non fossero ormai irreversibili, la sig.ina keroppa saprebbe risponderle con precisione.

  4. Traumi? Uhm.

    Comunque boh, se in qualche meandro della nostra penisola sia sbarcato non mi è dato sapere… e questo, in perfetto accordo con quanto dice la siorìna Tam, mi sembra un più che ottimo auspicio per il futuro.

    Qui il luogo dove pare se lo siano inventato, tanto per sapere.

  5. e io clicco, pure.

    la sig.na keroppa non aveva detto che partiva la musica. quelli del chiassoso bar sotto casa sono venuti a chiedermi di abbassare il volume, ché disturbo.

    [miru]

  6. Urgh, siòra Miru, me ne scuso. Avendo l’audio disattivato sul pc, non me n’ero accorta mica. ‘ccidenti.

  7. Purtroppo vi do notizia che lo slammer è già stato importato in Italia, o quantomeno sul carso triestino… Ben cinque anni fa quattro deficienti lo hanno praticato in un’osmiza a Sales… Ho persino un video probante…

  8. Fa troppo matricola chiederti come mai sai tutte queste cose sovietiche e post-sovietiche? non puoi esserti fatto tutta questa cultura alla bancarella di Ponterosso

  9. sappi che sono giorni e giorni che il tuo Vokuhila non mi esce più dalla testa.

    e dire che ci avevo messo mesi a cancellare il dato la prima volta che era stato innavertitamente immagazzinato dal mio cervello.

    temo che tu abbia prodotto un danno irreversibile.

    pavento le conseguenze.

    e te ne riterrò fin da ora responsabile.

    ciau.

  10. ho letto il dossier mitrokhin, una miniera.

    tam, mi aspetto una foto che ritragga il tuo nuovo taglio di capelli. questo è l’uomo che ha vinto il campionato mondiale di vokuhila nel 2005.

  11. il paragrafo della trattoria è esilarante…mi piacerebbe riproporlo nel mio blog…

    tutto molto funny, tutto molto ben fatto e ben scritto.

    lorenzo cairoli

  12. I don’t even understand how I ended up right here, however I assumed
    this post was good. I don’t recognise who you’re however certainly you’re going to a well-known blogger when you aren’t already.
    Cheers!

  13. fantastic put up, very informative. I wonder why the other specialists of this sector do not realize this.

    You must continue your writing. I am sure, you have a great readers’ base already!

Comments are closed.