criquet croquant

un giorno ti svegli ed è primavera. la nerogatto è rannicchiata sul davanzale, il pelo sfumato di rosso nella luce che filtra violenta attraverso le gelosie, e muove inquieta la testa tentando di saldare le strisce di mondo.
spalanco la finestra e ci avvolge il tepore dell’aria, i cinguettii dei passeri, le strida dei gabbiani e una nuvola di fritto. behemot scivola veloce lungo il ramo proteso del ciliegio, poi si ferma ad esaminare una gemma gonfia come un’oliva ascolana. la raggiungo in cortile, ai piedi dell’albero, e poso la mano sul tronco tiepido. faccio scorrere le dita lungo le curiose striature della corteccia e inavvertitamente urto una enorme cavalletta. ha le dimensioni di una molletta da bucato ma non l’avevo notata, immobile e ancora intorpidita dai freddi invernali. grigiobruna, quasi scolpita nello stesso legno del ciliegio, reagisce al mio tocco flettendo lentamente le zampe posteriori.
è un attimo. intuisco soltanto una massa oscura ruzzolarmi vicino. a terra, la nerogatto rosicchia paga la cavalletta, il muso sfigurato in un ghigno mentre frantuma l’esoscheletro a stento contenuto nelle fauci.
salgo in casa a cercare zorba il geco, lontano da quell’orribile crepitio.

gattamorta

ora che ingeborg è stata spedita in russia, la nerogatto si fa vedere in casa più volentieri. i primi giorni si affacciava nella stanzetta della piccolakrukka ogni 5 minuti per controllare che non vi fosse nascosta. ha smesso di evitare gli spazi aperti, non sfreccia più da un mobile all’altro o lungo le pareti nel timore di un agguato ma incede al centro delle stanze altera come una regina. quando mi distendo per leggere non si acquatta sotto il letto o il divano ma si infila tra le mie gambe o si dedica all’impasto della maglietta sul mio petto. a volte sembra guardarmi con aria di intesa: staremo soli io e te, ora? senza quella piccola sadica?
ha pure un fidanzato ora e me l’ha portato in casa. ieri sera ho udito behemot miagolare sul davanzale, chiedendo di entrare. non appena ho aperto la finestra ha rivolto un miao nel buio, verso il ciliegio, e un attimo dopo si è palesato lo spasimante. lei è entrata e si è strofinata sulle mie gambe in cerca di approvazione, lui si è cacciato subito sotto il tavolo.
gli ho offerto qualche crocchetta ma non avevamo molto da dirci: rifuggiva dal contatto della mia mano e una notevole diffidenza ci separava. mi sono dedicato ad un libro ostentando indifferenza con molta difficoltà, dovendomi sorbire le mille moine di cui lei colmava l’ospite. un solo momento di incomprensione, quando il pretendente è stato inseguito a lungo per aver tentato di servirsi della cassettina.
a me non piace per niente, il tigrato. non capisco questi gatti con collarino e campanellino.

collaboratori cercasi

ben frei giudria mousef è un fachiro di 33 anni, originario di tunisi. ha ingiustamente trascorso 100 giorni di carcere con l’accusa di avere tentato di uccidere la compagna rumena gettandola dalla finestra. ora è libero ma è senza un soldo, una casa – sfrattato per ovvia morosità – e soprattutto mancano all’appello leila, giovanni, roberto, karima e karim. non si tratta di uno stuolo di cugini bensì dei protagonisti delle sue esibizioni, 3 pitoni e 2 boa. all’arresto del giovane i 5 serpenti sono stati sequestrati e non è nota la loro attuale collocazione.
li avrà catturati la vicina pitonata.
la nerogatto non si fa vedere da un paio di giorni. spero che non li scovi quell’attaccabrighe, o che almeno non siano loro a trovare lei.

the lion doesn't sleep tonight

il pelo di behemot sta crescendo lentamente ma con uniformità, senza la comparsa di spiacevoli ciuffi. la nerogatto si trattiene in casa ma non credo si tratti di imbarazzo: non osa sfidare la bora che soffia spietata da una settimana. meglio così, quella macrocefala caricatura di felino sarebbe presa di mira dai ragazzini. ho rinunciato a raderle la testa quando ho visto i segni violenti della nostra lotta. ho ancora le braccia tatuate di un maori.
in casa behemot deve guardarsi solo dalla piccolakrukka, che tenta di coinvolgerla nei suoi strani giochi. non so che cosa significhi la parola bändiger, ma suona minacciosa.

gatta nera gatta bianca

per la quarta volta nella settimana, farfalle con zucchine e uova. non dovrei insistere nel chiedere a ingeborg le sue preferenze. almeno mi aiutasse, invece di disegnare borsette e principesse.
ora la piccolakrukka mi chiama con insistenza, non sopporto il suo maaaaaaaaaanueeel! fingo di non udirla e affetto le zucchine. non si arrende, si alza dal tavolo, silenziosa come un geco, e mi trafigge il costato con una matita. l’alcol rosa bitte la nerogatto si è strufata su qualcosa e bisogna pulirla. sto riflettendo sulla possibile origine retica del verbo strufare, quando behemot compare nella cucina. il fianco destro nero, il fianco sinistro bianco. un perfetto esemplare di razza sheridan’s.
sembra vernice. tento di eliminarla con una spugnetta imbevuta di acqua e poi di alcol ma senza esito, anche per la scarsa collaborazione della nerogatto .
peggio per te. dovrò raderti, gatta collaborazionista.