insalata russa

il confine naturale della russia
sembrerebbe estendersi da danzica,
o forse stittino, fino a trieste
friedrich engels

la nerogatto, raccolta nel mio grembo, si irrigidisce. un attimo dopo, il telefono squilla. ci scambiamo uno sguardo perplesso: avranno sbagliato, nessuno conosce il mio numero. riprendo il mio morellino di scansano, behemot le sue fusa.
il telefono insiste una seconda volta, poi una terza. sospiro, sollevo la cornetta. pronto, mi spiace lei ha sbagliato nu… una voce concitata mi investe, una slavina di parole si riversa su di me. sembrerebbe la piccolakrukka. sembra, perché quella cadenza tra la stefanenko e il bergamasco mi è sconosciuta.
l’emozione è forte, non immaginavo di poter sentire ancora quella piccola voce petulante. non mi sono fatta sentire prima perché non avevo la tessera, spiega. sei settimane per ottenere dallo stesso boris lo status di anima errata residente a mosca, e poter usare il telefono. decine di moduli compilati e firmati, respinti perché imprecisi o incompleti. ma se è stata lui, a portarsela in russia! che cosa può saperne lei di codici identificativi, previsioni di permanenza o natura del decesso dei propri avi? ora esibisce la tessera anche per uscire di casa.
ingeborg parla a raffica, con frasi sconclusionate e slegate fra loro. mi racconta della sua casa gialla lungo la москва, della finestra da cui si vede il cremlino. mi canta alcune strofe di забота у нас простая e тёмная ночь. ha nevicato solo una volta, non fa così freddo. e non è vero che i russi non fanno mai nulla, lavorano tutti. magari come custodi di scale mobili, immoti come cernie sul fondo di un acquario, ma lavorano. ha visto una parata militare, i soldati sono buffi, si danno dei gran calci nel sedere. si chiama passo dell’oca, le preciso. да да да passodelloca passodelloca passodelloca, ripete eccitata la piccolakrukka. ora ti devo lasciare, алёша mi chiama, mangiamo un paio di cetrioli dal suo amico миша e poi facciamo le vasche nella prospettiva grande, sussurra in fretta. a quanto pare, in russia l’happy hour consiste in cetrioli, pane nero e vodka a stemperare il tutto. e chi sono questi amici, anche loro animerrate? ma sì, trilla ingeborg, ora scappo, до скорого! doscorogo che, mormoro rassegnato.
un altro calice di morellino, le note di prospettiva nevski.
vieni qui, behemot. fatti stringere.

москва (moskova): il fiume, anzi la città, no il fiume.
забота у нас простая (zabota u nas prostaja): il nostro solo pensiero
uno solo è il nostro pensiero,
il nostro pensiero è questo,
che la nostra terra natale continui a vivere
e questo è tutto ciò che importa.
тёмная ночь (tëmnaja noč’): notte nera
notte nera, solo i proiettili fischiano nella steppa,
solo il vento geme sui fili, le stelle scintillano fioche.
nella notte nera tu, mia amata, lo so, non dormi,
e accanto al lettino di un bimbo, di nascosto ti asciughi una lacrima.
алёша (alëša): sandrino
миша (miša): michelino
до скорого (do skorogo): suona come una maledizione ma equivale ad un arrivederci, a presto

3 thoughts on “insalata russa

  1. io poi, che di fronte al crillico mi commuovo sempre, e si sommuovono ricordi di gioventù

    (ma il cerchio si riapre, credo)

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