arami l'anima

la vecchietta del negozietto di spezie continua a sorridermi mentre avvolge l’ultimo pacchettino. ho un regalo per lei, sussurra. sa, ha l’aspetto sciupato di un crisantemo appassito. sarai bella tu con quel faccino che sembra una mela cotogna, penso. mi porge cerimoniosa un pacco e mi chiede di aprirlo as so lu ta men te in un momento di calma. sorpreso, la ringrazio. poi estraggo behemot dal sacchettino contenente zenzero e cardamomo che ho distrattamente posato per terra e torno a casa.
debbo ammetterlo, sono curioso. e anche behemot: neanche il tempo di posare il dono sul tavolo e di riporre le spezie in cucina che il nerogatto del pacco fa stelle filanti. dalle sue grinfie libero una scatola di cartone nera e liscia, insieme ad un foglietto rosa.
conquista la pace del dolce rumore dell’acqua che scorre sulla roccia! questa meravigliosa fontana zen funziona a batterie e puoi posizionarla ovunque senza la necessità di una presa nelle vicinanze. per aumentare il senso di benessere, rilassati ‘pettinando’ la sabbia del giardino zen. completa di sabbia, sassi decorativi, rastrellino in legno e bicchierino con candela. funziona con 4 batterie stilo, non comprese. dim. cm 33 x 19 x 11 h circa.
apprendo inoltre che la sabbia rappresenta l’oceano, sassi e pietre – le montagne e gli animali marini sacri – sono simbolo di forza ed eternità e il rastrello evoca la creatività. questo semplice strumento serve a disegnare il proprio mondo interiore e va usato in modo continuo, formando percorsi visivi che ruotano senza interruzioni intorno alle isole.

però.
non so chi avesse l’espressione più perplessa, se io o behemot.

ora è sera. mi siedo alla scrivania e con calma e serenità apro la scatola nera del giardinozèn. il nerogatto, seduto sulle zampe posteriori, osserva i miei gesti con aria interrogativa. inserisco le pile, verso l’acqua nell’apposito foro, distribuisco la sabbia, poso i sassi decorativi, accendo la candelina.
dopo un profondo respiro, premo il tasto della pace. un irritante gorgoglio pervade la mia casa silenziosa, mentre un minuscolo fiotto d’acqua sgorga dalla roccia più grande. behemot è ipnotizzato. io, invece, sento l’urgente bisogno di correre in bagno. resisto, impugno lo stupido rastrellino e cerco la mia stronza pace. pettino la sabbia vincendo la tentazione di scrivere qualcosa di osceno con il dito. un minuto soltanto e altro che pace, mi stanno vorticando le palle. mi alzo, scaccio il nerogatto che si abbevera dallo zampillo e mi ritiro in cerca della serenità.
quando torno nella stanza sorprendo behemot che, con gli occhi socchiusi e un’espressione di grande soddisfazione e sollievo, sta concimando il giardinozèn. il nerogatto senza fare una piega termina la ricerca della sua pace personale, esce con calma dalla vaschetta e pettina la sabbia.
se non lo faceva behemot lo facevo io.
fu così che 15 secoli di buddhismozèn finirono nell’umiliante oblio delle scovazze. sayonara.

27 thoughts on “arami l'anima

  1. Quando ho letto il nome manuelcalavera una sinapsi un po’ ammuffita mi ha riportato a Grim Fandango. Poi scopro che è proprio cosi’ e che chi scrive fa pienamente onore al personaggio 🙂

    Geniale la storia del giardinetto zen

    A presto

    Gurb

  2. Giustappunto mi domandavo se mai, andando in giro per le tergestidi rive, qualcuno La abbia mai avvicinato chiededoLe una falciatin… ehm, un autografo. Del resto, il pallore del suo faccino quasi-cilindrico non è cosa che si dimentichi facilmente, una volta incontrato… per chi può raccontarlo, naturalmente.

    Cordialissimi saluti, a Lei e al nerogatto.

  3. Solo un genio poteva mettere la parola sayonara e scovazze accanto l’una all’altra. Un genio, o un pazzo, ora ci penso su.

  4. x fainberg: se non era per basaglia ero ancora all’opp.

    x keroppa: la ringraziamo per i gentili saluti anche se… ci siamo già visti da qualche parte, per caso? 😉

  5. Mi auguro – con tutto il rispetto che Le è dovuto – di non averLa mai incontrata al di fuori di quella bella avventura scritta a sua immagine e somiglianza da certi programmatori e disegnatori d’Oltreoceano… ma, in fondo, può anche darsi. Al limite potrei aver intravisto la sua figura seduta sul margine di quella curva sulla statale Piceno-Aprutina, all’alba di quel giorno d’agosto del ’99… ma non ci giurerei, in verità. Se l’ho incontrata anche altrove, La prego, non me lo dica, ché sono d’animo facilmente perturbabile.

    Nuovamente riverisco, augurandoLe un ottimo proseguimento di giornata.

  6. eheh, il senso dell’essere un giardinetto zen aveva premesse ironiche e forse son proprio quelle che fungono allo scopo: se mi ripeto, in situazioni di forte stress “son un giardino zen” immediatamente mi rilasso….certo scoppio a ridermi dentro a pensarmi una tal cagata.

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